Ferie ‘local’, tutti in capanna, anzi nella tenda lì vicino

Una vacanza su 3 rovinata dal Covid-19, molti elvetici faranno le ferie in Svizzera. Il turismo scalpita per riaprire, Berna deciderà a breve

di Simonetta Caratti – LaRegione 27 aprile 2020

Una vacanza su tre rovinata dal Covid-19, che però non toglie agli svizzeri la voglia di viaggiare: il 38% è pronto a fare le valigie come da programma, se le restrizioni saranno eliminate, il 34% la ha annullate. Molti stanno pensando alle ferie in Svizzera, secondo l’indagine (su 1003 elvetici) dell’Istituto per la comunicazione e il marketing dell’alta scuola di Lucerna. Il turismo indigeno sarà decisivo per le regioni, come il Ticino, su cui peserà l’assenza degli stranieri. Come saranno queste vacanze ’local’ in sicurezza? Se ne è discusso ieri in un incontro a Berna tra una delegazione del Consiglio federale (Simonetta Sommaruga, Alain Berset e Guy Parmelin) ed i rappresentanti del ramo turistico, duramente colpito. L’estate è alle porte e si scalpita per ripartire: “Un dialogo costruttivo”, per Barbara Gisi condirettrice della Federazione svizzera del turismo, che si impegna a fare la sua parte per evitare una seconda ondata.  Il turismo dovrà essere ’sicuro’. Quando e come ripartire lo discuterà mercoledì il Governo federale, forse ci sarà un allentamento dopo 11 maggio. 

Vacanza in capanna o forse nella tenda lì a due passi 

Il motto sarà vacanze a casa. Anche le capanne ticinesi potrebbero diventare il rifugio di molti vacanzieri. Saranno aperte? Camerate, refettori, cucine spesso piccole… mal si adeguano alle misure anti-coronavirus. Sui tempi di apertura tutto dipenderà dalle decisioni del Consiglio federale. Intanto dietro le quinte sia il Club Alpino Svizzero (10 capanne in Ticino) sia la Federazione alpinistica ticinese (30 capanne) stanno mettendo a punto misure di sicurezza. Una cosa è certa, la stagione sarà difficile. “Il tasso di occupazione sarà inferiore, alcune capanne potranno accogliere la metà, anche meno, dei turisti abituali. Si dovrà valutare se sarà economicamente sostenibile. Con l’Associazione Capanne svizzere stiamo lavorando ad un piano da proporre alle nostre capanne e mettere a disposizione anche di altre associazioni. Ciascuno dovrà adattarlo alla propria situazione”, spiega alla Regione Bruno Lüthi, responsabile della gestione capanne CAS. Un’ipotesi, per mantenere le distanze sociali, potrebbe essere quella di piazzare delle tende a due passi dalle capanne. «È un’ipotesi che stiamo valutando, ma i posti al ristorante rimangono gli stessi e anche le toilette. Quello che posso dire è che gran parte dei nostri capannari vuole aprire», precisa Lüthi. 

Stesso problema si pone per le 30 capanne della FAT in Ticino. «Stiamo pensando a soluzioni per aprire in sicurezza, quando sarà possibile. È difficile mantenere le distanze nei dormitori, nei refettori, nelle cucine, spesso piccole, delle capanne. Se dobbiamo sterilizzare tutto ogni giorno diventa oneroso. Dobbiamo poter mantenere un livello di sicurezza per collaboratori e ospiti, evitando nuovi contagi», spiega Enea Solari, portavoce FAT. C’è scetticismo per le tende all’esterno: «Pongono problemi di sicurezza in caso di repentini cambiamenti meteo e di normative che possono prevedere il divieto di campeggio nelle zone protette. Non da ultimo i capannari dovrebbero anche sorvegliare la pulizia dell’ambiente nel rispetto del concetto “Montagne pulite” che ha visto l’adesione della FAT. La montagna deve vivere, nel rispetto del sudore di chi ha costruito e gestito fino ad ora le capanne, senza scendere a compromessi orientati al mero profitto economico. Prima viene la salute delle persone», precisa Solari.

Rifugi non custoditi, per le emergenze, non per sfuggire alle norme anti-Covid-19

Intanto nei rifugi non custoditi c’è già chi si gode la montagna. «Guardando le tracce di escursionisti sulla neve concludiamo che ci sono stati escursionisti nelle capanne non custodite. In quale misura non si sa, perché sono luoghi ancora difficilmente raggiungibili. Ricordo a tutti, che sono accessibili unicamente per ragioni di emergenza e non per aggregarsi liberamente senza rispettare le norme anti-coronavirus”, conclude Solari.

Vacanze in auto o treno a casa nostra  

Nel 2020 le vacanze, borsellino permettendo, saranno molto ‘local’. Ad esempio Hotelplan Suisse, che da tempo punta con Autoplan al turismo indigeno con un’ampia scelta di strutture alberghiere (320 di cui 28 in Ticino), pubblicherà a fine maggio proprio un flyer di 6 pagine, ci spiega la portavoce di Hotelplan Ticino Gaby Malacrida, dedicato alle ferie in Svizzera: “L’offerta alberghiera consente vacanze in famiglia e non, con la possibilità di raggiungere la destinazione in auto o mezzi pubblici”. Le agenzie viaggi del tour operator elvetico, che al momento lavorano a porte chiuse, stanno già ricevendo le prenotazioni per i viaggi d’autunno. “L’attuale situazione tra frontiere chiuse e scarsi collegamenti aerei (giovedì scorso da Zurigo sono partiti in totale 4 aerei) non consente di fare previsioni a breve termine. Inoltre, per i ticinesi è impossibile – al momento – raggiungere l’aeroporto della Malpensa”, conclude.